- raccontato da Livia Portolan | 1919
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Provincia di Roma - Per la memoria | 26/08/2011
Quando i russi sono diventati troppo vicini, Livia insieme ad altre donne, è stata portata a Eberswalde, a cinquanta km da Berlino, dove lavorava in una fabbrica di armi. Le baracche erano a due-tre km dalla fabbrica e si trattava d marciare con le scarpe dieci numeri più grandi. Quando il 19 aprile bombardarono Berlino, chiesero alla deportate di scavare trincee per difendere Berlino ma il 24 scapparono anche i tedeschi. Già qualche giorno prima avevano notato che sotto le palandrane le kapò indossavano abiti civili, come se dovessero scappare. Il 24 aprile il campo fu abbandonato e le deportate uscirono. Livia si unì ad una colonna e arrivarono in un campo russo per prigionieri liberati dove gli italiani venivano comunque trattati con distacco: erano considerati traditori. Livia in tutto questo, oltre alla malaria, aveva la pleurite. Il 2 ottobre 1945 Livia partì con un treno ospedale diretta verso l’Italia.
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