Nunzio Storaci

 
Nunzio Storaci

nato nel 1950
Ragusa

6 Racconti

4.5 min
Il dottor Nunzio Storaci ricorda i tanti rimedi fantasiosi della tradizione popolare contro ipertosse, condilomi, insolazioni e ossiuriosi, ovvero i comunissimi vermi intestinali dei bambini. Vai a www.archiviodegliiblei.it
visualizzato 11964 volte
4.4 min
Partendo dalla lettura di Terra Matta, il dottor Nunzio Storaci ricorda alcune credenze popolari a proposito della diffusione di malattie veneree legate a stereotipi antifemminili. La prevenzione e la profilassi erano del tutto assenti. Vedi antologia: pp. 155-159. Vai a www.archiviodegliiblei.it
visualizzato 12226 volte
1.8 min
L’alimentazione dell’epoca, ovvero almeno fino al boom economico del secondo dopoguerra, era quanto mai povera di proteine e grassi. Era infatti costituita fondamentalmente da legumi ed erbe selvatiche. La carne era scarsa se non del tutto assente mentre il consumo di latte non pastorizzato era spesso causa di malattie. Vai a www.archiviodegliiblei.it
visualizzato 12449 volte
4.2 min
L’umidità e la scarsa alimentazione provocavano tutta una serie di malattie che, prima dell’uso degli antibiotici, erano, a differenza di oggi, patologie gravi e anche mortali. Il miglioramento delle condizioni igienico-alimentari ha progressivamente portato a una vaccinazione “naturale” e, oggi, lo stesso virus della spagnola non crea nessun fenomeno rilevante dal punto di vista sanitario. Vai a www.archiviodegliiblei.it
visualizzato 12962 volte
2.1 min
Una malattia molto diffusa in Sicilia come in Italia, invalidante e in alcune casi anche mortale, era la tubercolosi che colpiva oltre il 25%, 30% della popolazione. Ciò durò fino all’avvento degli antibiotici negli anni Cinquanta. Fu infatti la penicillina a consentire la riduzione drastica del tasso di mortalità di una malattia che comunque esiste tutt’ora in Italia. Vai a www.archiviodegliiblei.it
visualizzato 12693 volte
1.0 min
Il dottor Nunzio Storaci, primario del reparto di infettivologia all’Ospedale civile di Ragusa, spiega le condizioni che favorirono il diffondersi dell’epidemia conosciuta come febbre spagnola, che decimò la popolazione non solo italiana durante la guerra del 1915-1918: la scarsità dell’alimentazione e la mancanza di igiene. Vincenzo Rabito, nella sua breve licenza fra l’agosto e il settembre del 1918, racconta come a Chiaramonte morissero di febbre spagnola anche 20 o 24 persone al giorno. Vedi antologia: pp. 89-101. Vai a www.archiviodegliiblei.it
visualizzato 11960 volte