Dall'Immacolata alla Befana sempre Pettole
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- raccontato da Anna Maria Guglielmi | 1940
- caricato da Redazione | 29/12/2010
COMMENTO
2 inseriti
angelo libranti
16/05/2011 - alle ore23:32
16/05/2011 - alle ore23:32
Un'altra variante consisteva nell'immergere la pettola ancora gocciolante di olio nello zucchero per ottenere un dolcetto del quale erano ghiotti i bambini.
Di solito la pastella si lavorava in una pentola, con la forza del braccio, e si copriva poi con canovacci e copertine per farla lievitare un paio d'ore.
Di solito la pastella si lavorava in una pentola, con la forza del braccio, e si copriva poi con canovacci e copertine per farla lievitare un paio d'ore.
angelo libranti
16/05/2011 - alle ore23:22
16/05/2011 - alle ore23:22
Dovrebbe sapere la signora Guglielmi che a Taranto si cucinavano le "chiancaredde", fatte a mano, condite con il sugo di carne di cavallo. Non esistevano le orecchiette, nominate così successivamente per italianizzare "ricchitedde" che è un termine barese.
Le pettole non sostituivano il pane; sono frittelle che si facevano, e si fanno, durante le feste di Natale per mangiarle calde appena fatte, oppure si consumavano a tavola. Si facevano solo con la pastella. Una variante consisteva nell'immergere nella pastella liquida un tocco di broccolo per friggerlo, a volte con l'alicetta.
Le pettole non sostituivano il pane; sono frittelle che si facevano, e si fanno, durante le feste di Natale per mangiarle calde appena fatte, oppure si consumavano a tavola. Si facevano solo con la pastella. Una variante consisteva nell'immergere nella pastella liquida un tocco di broccolo per friggerlo, a volte con l'alicetta.