Romano Sablich
nato nel 1924
Roma
3 Racconti
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La guerra e il ritorno
di/da Romano Sablich | caricato 4817 giorni fa
Romano è nato pochi mesi dopo Fiume è diventata italiana ma a Fiume, che prima era austro-ungarica, i bambini imparavano comunque la lingua tedesca, cosa che gli sarebbe tornata molto utile. Romano è partito militare in marina a marzo del 1943. Era imbarcato sui dragamine e ha avuto modo di fare anche un gesto che gli è valso la medaglia d’argento al valore: una mina era vicina alla sua nave, lui si è buttato in acqua, l’ha tenuta lontana per tutto il tempo che è servito a disinnescarla. Adesso considera che solo a 20 anni si può non avere paura. L’8 settembre è stato fatto prigioniero dai tedeschi e portato in campo di lavoro a Berlino. La conoscenza del tedesco gli ha consentito di salvarsi e di fare parte delle squadre di soccorso che liberavano le strade dopo i bombardamenti. Anche lì,sotto le bombe che hanno raso al suolo Berlino, ricorda che non si aveva paura. Sei mesi di militare e due anni di prigionia. Poi, alla fine della guerra, è arrivato a Fiume e ha trovato il governo comunista di Tito. Già molte persone erano sparite anche se ancora non si sapeva nulla delle foibe. Romano decise di venire in Italia e di venire a Roma dove forse era più facile trovare lavoro....
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L'esodo da Fiume
di/da Romano Sablich | caricato 4834 giorni fa
Quando Romano Sablich era piccolo, in casa non c'era l'acqua e bisognava andarla a prendere alla fontana che per fortuna era solo a cento metri. Dopo la guerra è rientrato a Udine per andare a Fiume. Delle foibe non sapeva niente ma si accorgeva che qualcuno spariva. Quando è venuto a Roma ha adattato un padiglione costruendo un bagno, l'acqua anche qui non c'era ma anche qui la fontana non era lontana. Ha lavorato alla costruzione del villaggio giuliano ma poichè aveva un tetto, riuscì a prendere la casa solo quando fu costruito il secondo lotto. Tratto dal film documentario Voci in esilio, per gentile concessione del Museo di Fiume - Roma
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Roma – Villaggio Giuliano
di/da Romano Sablich | caricato 4819 giorni fa
Quando Romano Sablich è arrivato al Villaggio non c’era nulla, deserto che vive, racconta. Ha adocchiato subito uno scantinato e poiché in giro si trovava di tutto, vecchie porte, pannelli di legno. E così ha ricavato il suo alloggio. La stessa cosa hanno fatto gli Ostrini. Tutti lavoravano ai lavori per la sistemazione dei padiglioni, Romano spicconava vecchie maioliche che potevano essere riutilizzate. Tratto dal film documentario Vivere in esilio, per gentile concessione del Museo di Fiume - Roma
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